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Resconto dell'incontro tra EPMC sulla comunicazione

Gli EPMC che si occupano di comunicazione si confrontano

L’Università di Verona in collaborazione con l’Associazione Esperti Promotori della Mobilità Ciclistica e Fiab ha organizzato 4 tavoli tematici aperti a tutti i diplomati del corso di perfezionamento in Esperto promotore della mobilità ciclistica con le seguenti finalità:

  • far emergere tematiche comuni da sviluppare in modo da rendere il tavolo “permanente” con incontri successivi anche a carattere semestrale o con altre scadenze da definire;
  • far emergere un paio di persone che diventino i referenti dei tavoli e che diventino i gestori degli incontri successivi;
  • esaminare i contenuti della bozza di formazione seminariale per novembre – dicembre 2024 suggerendo tematiche da affrontare ed ulteriori relatori;
  • rinforzare la comunità dei diplomati favorendo la costruzione di relazioni tra soggetti che hanno interessi analoghi e che hanno frequentato corsi diversi.

 

Quarto incontro: comunicazione e grandi eventi

Il 18 giugno 2024 si è svolto il quarto tavolo dedicato agli EPMC che si occupano di comunicazione e di organizzazione di grandi eventi.

L’evento online ha visto la presenza di 25 persone.

Dopo i consueti saluti di Fabio Scalzotto in rappresentanza dell’Associazione EPMC, Marco Passigato ha riportato il messaggio di Fiab espresso nei precedenti tavoli.

Fabio Gon, segretario dell’Associazione e facilitatore dei tavoli ha introdotto i lavori proponendo le seguenti domande:

  • Quali sono le lezioni che avete imparato, nell’ambito della Comunicazione e Promozione della Ciclabilità?
  • Quali sono le cose da non fare e, viceversa, le cose da fare, per comunicare meglio progetti, strategie e azioni per la ciclabilità?
  • Assumendo quale punto di vista, secondo voi, è importante partire per farsi comprendere e rendere efficace la comunicazione?
  • Come avviare processi che favoriscono il cambiamento?
  • Come avere maggiore seguito e maggiore adesione rispetto alle proposte?

 

Primo, non essere divisivi

Giancarlo Odoardi, giornalista di Pescara, racconta dell’esperienza fatta anni fa degli “Stati Generali della mobilità”: 15 gg di eventi e incontri con la bici al centro. Si è trattato di qualcosa di impegnativo che ha sortito un bel risultato.

Si dovrebbe sempre ricordare che chi va in bici libera spazio a chi va in auto. Propone di stimolare i Mobility Manager a fare azioni motivazionali. Ritiene che sia importante dare visibilità ai totem che misurano i flussi delle biciclette. Vede la necessità che i Comuni si strutturino per comunicare e tiene a precisare che la bicicletta non è mobilità dolce, ma attiva.

Milo Cuniberto lavora per eventi in outdoor, anche con aziende ed è Presidente di Bike Pride Torino. Lancia lo slogan “copiare da chi sta pedalando”, con l’idea di fare rete anche con altri territori e altri temi, per una visione ampia che coinvolga anche gli stili di vita. In comunicazione, consiglia di evitare di essere divisivi, di prepararsi bene i concetti e di immaginare le domande dei contrari per avere le risposte pronte.

Secondo Fabio Gon, nelle assemblee più che dire cosa “si deve” fare, è meglio comunicare la visione, si è meno divisivi e si eleva il livello dei desideri. Ha inoltre suggerito come comunicare bene aiuti a coinvolgere e a spiegare i punti di vista che la gente non è abituata a considerare.

 

La lingua della bici

Alex D’Agosta mette in evidenza come le bici a volte servano per comunicare i territori, come nel territorio del giro dei 4 passi.

La bici è diventata un simbolo tanto forte che anche le auto a volte le usano come sfondo per la loro pubblicità.

Simone Paoli, di Torino, chiede di fare attenzione al linguaggio, alle parole che si usano, di essere inclusivi e non divisivi. Non esistono i ciclisti e gli automobilisti, ma siamo tutti persone, ciclisti, pedoni e automobilisti in diversi momenti. Trova interessante analizzare il linguaggio che racconta gli incidenti stradali, come le locuzioni “strada impazzita”, ecc.. Secondo lui invece bisogna ricordare che sono i cattivi comportamenti delle persone che generano gli incidenti.

Kety Piras, attivista e comunicatrice di Cagliari, cerca innanzitutto di mettere le donne in bicicletta, cogliendo la differenza tra donne e uomini in tema di bici. È importante per lei aiutare le persone anche adulte a salire in sella e acquisire autonomia e sicurezza. Il suo impegno si estende anche a i ragazzini e alle persone disabili.

Marco Oddo, attivista di Catania, sottolinea l’importanza del rapporto con i giovani e con le scuole. Suggerisce di cogliere l’opportunità delle Giornate dedicate, come Bimbinbici, la Giornata Nazionale della bicicletta, ecc, per fare delle manifestazioni e di organizzare tavoli stabili con Polizia Municipale, altri enti e scuole per la promozione della bicicletta.

Danilo Angelelli, giornalista Caritas, ha parlato della bici come mezzo di inclusione, che annulla le differenze di alcuni disabili, anche con problemi di salute mentale. Bisogna dare a queste persone l’opportunità di usare la bici in modo frequente e non occasionale.

In questo senso la bici diventa mezzo di relazione e strumento per acquisire abilità. Andare in bici è un diritto per tutti.

Bruno di Jorio, attivista di Bologna, invita a comunicare le novità tecniche. La Città Metropolitana di Bologna ha fatto un manuale tecnico di indirizzo che però non è cogente.

Sarebbe importante insegnare ad andare in bici anche a molti adulti, che sono analfabeti di ritorno in fatto di bici, vanno in bici ma rischiano di farsi male per insufficiente abilità.

Giancarlo Odoardi, auspica un lavoro sulla visione, con traguardi da raggiungere assieme, condividendo l’orizzonte: è un fatto di consapevolezza. Sono molte le azioni che ci danno la necessità di comunicare: il bike to school, il bike to work, il bike to shopping. Bisogna valorizzare queste grandi azioni quotidiane.

Fabio Scalzotto, gestore di blog e Presidente dell’Associazione EPMC, sottilinea che alla base si ogni comunicazione ci sono i principi dell’avere chiari gli obiettivi della comunicazione, sapere con chi parlo per usare il linguaggio dell’interlocutore.

 

In conclusione

Concludendo la discussione, Marco Passigato ricorda tre cose che ritiene rilevanti:

  • Si è parlato di comunicazione in assemblea, sulla stampa, con gruppi di persone, con obiettivi chiari. Dell’importanza di scegliere un linguaggio non divisivo.
  • La necessità di mettere in sella tutti, cercando di far durare la loro azione durante tutto l’anno.
  • Uno spunto per il futuro potrebbe essere chiedersi come attivare grandi eventi e far partecipare molte persone facendole uscire da casa.